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“David Ben Gerion: conoscere la sua figura per capire meglio la genesi dello Stato d’Israele e ciò che sta succedendo ai nostri giorni” di Don Curzio Nitoglia

Introduzione: gli antefatti e i fatti recenti

Verso la fine del dicembre del 2017 il Presidente statunitense Donald Trump ha deciso, unilateralmente, che Gerusalemme dovrà essere la capitale del solo Stato d’Israele e degli israeliani. Quindi non più la Città Santa delle tre confessioni monoteistiche politicamente internazionalizzata.

Ora la storia insegna che in Palestina a partire dal 30 d. C. cominciarono a viverci i primi cristiani e a partire dal 70-135 quasi tutti gli ebrei ne furono espulsi [1] dai romani e vennero rimpiazzati dai cristiani sempre crescenti ed infine dal VII secolo vi si aggiunsero i musulmani, i quali pian piano divennero – dopo il XI secolo – la maggioranza della popolazione.

Gerusalemme, malgrado tutto, continua ancora ad essere una città giuridicamente e politicamente internazionalizzata (come nel 1948/49 aveva chiesto Pio XII in tre Encicliche [2] e come aveva stabilito anche l’Onu) perché la maggior parte delle Nazioni facenti parte dell’Onu nel dicembre del 2017 non ha accettato la decisione di Trump, che è restato isolato.

Sebbene lo Stato d’Israele asserisca che Gerusalemme con la Palestina (una volta Giudea, sino al 70 d. C.) è “sempre” stata degli ebrei (nonostante che Roma abbia distrutto Gerusalemme e la Giudea tra il 70-135 ed abbia disperso quasi tutti i giudei nel resto del mondo allora conosciuto); i dati anagrafici dimostrano che gli ebrei presenti in Palestina nel 1880 erano solo 20 mila, arrivando nel 1914 a circa 80 mila unità [3], i palestinesi musulmani erano circa 600 mila e i palestinesi cristiani oltre 70 mila su un totale di 750 mila abitanti. Ora la matematica non è un’opinione: 20 mila / 80 mila ebrei su 750 mila abitanti (di cui 600 mila islamici) non sono la maggioranza della popolazione, anzi ne sono un’infima minoranza. Non si può affermare il contrario senza cadere in errore.

Infine, oltre l’anagrafe, la cronologia storica dimostra che gli ebrei ritornarono in Palestina, con una certa cospicua entità, solo a partire dai primi decenni del XX secolo, arrivando circa alle 200 mila unità negli anni Trenta (su 1 milione di abitanti) e raggiungendo – dopo le espulsioni degli ebrei dalla Germania e dalla Polonia occupata dal III Reich – la cifra di mezzo milione nel 1939 [4]. Quindi non si può assolutamente affermare che la Palestina è “sempre stata degli Ebrei”. Non è oggettivamente vero ed anche se i mass media lo ripetono continuamente resta una falsità o una bugia, ma la propaganda sa bene che una bugia detta una volta è una bugia, però ripetuta quotidianamente può diventare mediaticamente “vera” [5].

L’escalation militare in Medio Oriente

Nei primi giorni del febbraio 2018 gli Usa hanno bombardato una colonna siriana uccidendo circa 100 militari governativi. La Siria, a sua volta, ha abbattuto un caccia israeliano (9 febbraio 2018) dopo che Israele aveva colpito un drone iraniano, il quale stava ispezionando le zone limitrofe tra Iran e Siria. Quindi Israele ha paventato la possibilità di un attacco in grande stile contro l’Iran (11 febbraio). Frattanto gli eserciti della Siria e della Turchia [6] si stanno affrontando per la questione dei curdi, che risiedono ai confini tra le due Nazioni. Gli Usa e la Russia consigliavano moderazione, ma ora son passati alle minacce esplicite e reciproche di guerra nucleare (2 marzo 2018, cfr. il “Discorso di Putin” riportato su questo sito). Israele soffia sul fuoco. Cosa succederà? E perché tanta voglia di guerra nel Vicino Oriente, che potrebbe diventare mondiale e nucleare, soprattutto da parte di Israele e di Netanyahu? La storia degli zeloti, che provocarono Roma nel 64 d. C. e la costrinsero a sedare la rivolta arrivando alla distruzione di Gerusalemme con il suo Tempio (70 d. C.), non ha insegnato nulla a Israele? [7] Si direbbe proprio di no.

La figura di Ben Gurion fa capire meglio questi avvenimenti

Per rispondere a queste domande e capire meglio ciò che bolle in pentola mi sembra utile studiare e porgere al lettore, in maniera molto semplice (invitandolo ad approfondire il tema), la figura di David Ben Gurion [8], che è stato il 1° Primo Ministro d’Israele e contemporaneamente il suo Ministro della Difesa e degli Esteri, il personaggio storico che annunciò al mondo intero la nascita dello Stato d’Israele (15 maggio 1948); in breve colui che è stato comunemente definito “l’anima e il cervello d’Israele” (Edmond BergheaudLa nascita d’Israele, in I grandi enigmi della Guerra Fredda, Ginevra, Ed. di Crémille, 1969) e il fondatore delle sue Forze Armate regolari … e irregolari.

Per far ciò mi baso sostanzialmente sul libro dello storico israeliano Nuccio Francesco MaderaBen Gurion (Milano, Mondadori, 1972), integrandolo con qualche altro studio ove necessario.

La giovinezza di Ben Gurion

Innanzitutto occorre precisare che Ben Gurion (in ebraico “Figlio del leoncello” [9]) è il nome di battaglia che il giovane David Grün si scelse nel 1910 a 24 anni. Grün è un nome ebraico di origine tedesca che vuol dire “giovane, fresco, verde”. David Ben Gurion nacque il 16 ottobre del 1886 nella cittadina (di circa 20 mila anime) di Plonsk in Polonia (a circa 70 km da Varsavia), quando questa era territorio occupato dalla Russia zarista. Suo padre si chiamava Avigdor Grün ed era un consulente legale anche se non aveva conseguito la laurea in giurisprudenza. La sua educazione iniziale consistette nell’apprendimento del Pentateuco e del Talmud presso le scuole rabbiniche di Plonsk, ma quando conobbe l’ideologia sionista abbandonò la fede talmudica per abbracciare quella sionistica [10]. Uno dei tratti che lasciano perplessi nei fondatori sionisti dello Stato d’Israele è il fatto che, pur essendo atei, si rifacevano alla promessa fatta da Dio al popolo d’Israele di dar loro la “Terra promessa”, ossia Canaan (cfr. F. Spadafora,Dizionario Biblico, Roma, Studium, III ed., 1963, pp. 98-100, voce Canaan) .

Il giovane Ben Gurion filo-sionista

Nel 1897 David Ben Gurion s’innamorò delle idee sioniste lanciate allora dall’ ebreo ungherese Teodoro Herzl [11] (1860-1904) nel Primo Congresso Sionistico Mondiale di Basilea. Suo padre Avigdor era un dirigente sionista della sezione di Plonsk, che aveva la sua sede in casa Grün in via delle Capre. David nel 1901 a soli 14 anni con due suoi amici (Shelomò Zemach e Samuel Fuchs) fondò una Società Giovanile Sionista a Plonsk. Nel 1903 a 17 anni David lasciò Plonsk per Varsavia ove iniziò a distinguersi per l’impegno politico, l’oratoria infiammata e la verve polemica agguerrita. Davide aveva un carattere intransigente, un forte impegno lavorativo, un’inesauribile combattività, accompagnate da una grande capacità persuasiva. In breve era un leader nato e s’imponeva ai giovani compagni nonostante la sua bassa statura.

Ben Gurion in Palestina

Nel 1906 David partì alla volta della Palestina e sbarcò al porto di Giaffa (vicino al quale nel 1909 sorgerà Tel Aviv, che in ebraico significa “Colle della Primavera”) e di lì si recò a Petah Tikwa (in ebraico “Porta della speranza”), una piccola colonia ebraica fondata nel 1878 e fiorita nel 1883 grazie ad un cospicuo finanziamento del barone ebreo-inglese Edmond de Rothschild [12], in cui lavoravano ancora sino al 1909 circa 1. 200 contadini arabi (la cui mano d’opera costava di meno) e soli 25 coloni ebrei, ma ben presto ne fu espulso [13] per il suo comportamento giudicato esageratamente filo-socialista e filo-sindacale a favore dell’impiego di soli coloni ebrei, anche se più costoso, che non piaceva ai proprietari ebrei di più vecchia immigrazione (N. F. MaderaBen Gurion, cit., p. 23) [14]. David si trasferì, così, in Galilea nella colonia ebraica e contadina di Sejera, ove si trovò a suo perfetto agio, ma siccome Sejera si trovava in territorio arabo, ossia in quella che allora era ancora la Palestina … ed era particolarmente scoperta, il ventiduenne David pensò ad una sua difesa armata per opera degli stessi coltivatori ebrei. “Da questa esperienza di autodifesa nascerà l’ Hashomer (in ebraico ‘Il Guardiano’), la prima organizzazione militare ebraica in territorio arabo” (F. N. Madera, cit., p. 24), di cui Ben Gurion fu uno dei fondatori a Sejera, ove partecipò ben presto alla prima seria battaglia contro un gruppo armato di arabi (“fedayn”), in cui si ebbero alcuni morti. Nel 1910 David si trasferì a Gerusalemme (e prese il nome di battaglia di Ben Gurion), chiamatovi da Isacco Ben Zvi per collaborare al mensile e poi settimanale Ha-Achdut (“L’Unità”) scritto non più in yiddish, ma interamente in ebraico. Nel 1911 David assieme a Zvi si recò a Costantinopoli o Istanbul per frequentarvi la facoltà di Giurisprudenza ed avere contatti sempre più stretti con il Movimento Sionista Mondiale, diretto allora da Otto Warburg coadiuvato da Chaim Weizmann (1874-1952) [15], il chimico di fama mondiale già Presidente dell’Organizzazione Sionista Mondiale (1920-1930; 1935-1946) e futuro primo Presidente dello Stato d’Israele, di cui Ben Gurion fu il Primo Ministro e antagonista,.

Ben Gurion negli Usa

Nel 1915 – nonostante che già nel 1914 avesse sostenuto su “L’Unità” la necessità per gli ebrei di Palestina di arruolarsi con la Turchia nella Prima Guerra Mondiale – Gurion venne espulso dagli Ottomani dalla Palestina assieme a tutti i leader sionisti poiché le autorità turche ritenevano che essi avessero fondato una società segreta ebraica per fomentare la rivolta contro l’Impero Ottomano in vista della nascita del futuro Stato d’Israele. Quindi Ben Gurion assieme al suo amico Ben Zvi si diresse ad Alessandria d’Egitto e di lì si imbarcarono per gli Usa. Nell’estate del 1915 sbarcarono nel porto di New York [16] ove furono accolti da alcuni compagni ebrei-americani filo-sionisti. Siccome il milione e mezzo circa di ebrei residenti allora in America del nord non era per nulla sensibile all’ideologia sionista e soprattutto al pensiero di tornare fisicamente in Palestina, Ben Gurion si mise al lavoro per sensibilizzarli e far nascere un forte Movimento Sionista anche negli Usa. David capì già allora che gli Usa avrebbero rimpiazzato la Gran Bretagna nella leadership mondiale e si schierò con gli Stati Uniti d’America, allontanandosi sempre più dall’ Inghilterra a differenza di Chaim Weizmann, il quale restò sempre filo-britannico. Egli, quindi, prese contatto col giudice ebreo-americano Louis Brandeis (del B’nai B’rith  [17], il capo del Sionismo statunitense e amico intimo del Presidente americano Woodrow Wilson, e visitò Chicago, Detroit, Boston, Philadelphia ed altre grandi città americane, tenendo conferenze a favore del Sionismo.

La Prima Guerra Mondiale e la “Legione Ebraica”

Nel 1916 gli Usa entrarono in guerra a fianco di Inghilterra, Francia, Italia e Russia zarista contro l’Austria-Ungheria, la Germania e la Turchia. Ben Gurion costituì, allora, un corpo militare ebraico che combattesse a fianco degli Usa, Inghilterra, Francia e Italia. Tuttavia era stato preceduto dai due indomabili capi del Sionismo integralista di estrema-destra: Vladìmir Jabotinsky e Joseph Trumpeldor, i quali a Londra avevano già ottenuto dalle autorità britanniche il permesso di costituire la “Legione Ebraica”, che si concretizzò il 23 agosto del 1917. La Legione Ebraica era composta inizialmente da 5 mila uomini reclutati in America, essa era concepita da Jabotinsky e Trumpeldor “col fine recondito di occupare militarmente la Palestina dopo la conquista britannica, alla fine della Prima Guerra Mondiale e doveva rappresentare la base del futuro Stato ebraico” (cfr. N. Weinstock, Storia del sionismo, Milano, Samonà e Savelli, 1970). Invece Ben Gurion riteneva che lo Stato ebraico dovesse nascere soprattutto dal sudore della fronte dei coloni ebrei (i Fellah), ma non senza l’aiuto dalle armiInoltre Ben Gurion, almeno sino al 1916, era tentato da una possibile alleanza con i Turchi contro la Francia e l’Inghilterra. Egli non credeva che queste due nazioni avrebbero vinto contro l’Austria-Ungheria e la Turchia. Quindi riteneva di fondare delle colonie ebraiche in Palestina sotto la protezione del Protettorato turco-tedesco, ma quando gli Usa entrarono in guerra nel 1916 a fianco di Francia e Inghilterra Ben Gurion (da sempre filo-statunitense) capì che le sorti della guerra erano segnate, conoscendo la potenza dell’America, e cambiò opinione: nel 1917 si spostò contro l’Impero Ottomano e si affiancò agli Usa, Francia ed Inghilterra (N. F. Madera, cit., p. 35). Fu così che lo Stato d’Israele nacque nel 1948 sotto il Protettorato britannico e non turco-tedesco. La Legione Ebraica era costituita da soli ebrei e poteva combattere sul fronte palestinese, che allora era terreno di battaglia tra l’Impero Ottomano (a fianco della Germania e dell’Austria) e l’Inghilterra. La Legione ottenne anche l’appoggio dell’ebraismo americano, capitanato da Ben Gurion a New York. In pochi giorni circa 4 mila ebrei-americani aderirono alla Legione Ebraica. Essi cominciarono ad addestrarsi militarmente prima in Canada e poi in Gran Bretagna. Frattanto era uscita la famosa “Dichiarazione Balfour” (2 novembre 1917), con la quale la Gran Bretagna concedeva “la creazione di un Focolare nazionale ebraico in Palestina”. G. B. Shaw scrisse: “Balfour nel 1917 diede la Palestina al dr. Chaim Weizmann, mentre non aveva il diritto di farlo. Il fatto era che Weizmann, il quale era un chimico geniale, aveva appena fornito al governo britannico un sistema per la fabbricazione della cordite (un potente esplosivo). Era naturale che il governo inglese gli fosse molto grato e gli diede Gerusalemme, che non apparteneva a Balfour, così Balfour non ebbe nessuna difficoltà a pagare l’esplosivo con la concessione della Palestina, che non era sua” (The Palestinian Muddle, in “Liberty”, 1971). Anche Ben Gurion (che nel frattempo si era sposato con un’ebrea russa nata a Minsk ed emigrata in Usa: Pauline Munwess) si arruolò con la Legione Ebraica e si recò per l’addestramento prima in Canada e poi in Gran Bretagna. Tuttavia siccome durante il tempo dell’addestramento l’Impero turco era già stato sconfitto dall’Inghilterra, Ben Gurion non ebbe il tempo di partecipare alla Grande Guerra e quando il suo battaglione sbarcò in Egitto, Gerusalemme era già stata conquistata dall’Inghilterra. Gli arabi, sotto l’emiro Feisal, aiutati dal leggendario tenente inglese Lawrence d’Arabia (su cui è stato girato un film-colossal americano) si erano illusi di aver vinto la guerra dopo la sconfitta della Turchia, ma l’Inghilterra si era presa gioco di loro, perché prima li aveva aizzati contro i Turchi e poi aveva concesso la nascita di un futuro Stato ebraico (anche se chiamato semplicemente “Focolare nazionale”) in Palestina con lo scorno degli arabi in generale e specialmente dei palestinesi e il trionfo degli ebrei. Chaim Weizmann in questi frangenti, pur mirando alla nascita dello Stato ebraico, mantenne sempre buone relazioni con Feisal (andando spesso a Aqaba a rendergli visita) e con gli arabi. Addirittura il 3 gennaio del 1919 a Londra Weizmann (quale rappresentante dei sionisti) e Feisal (come rappresentante degli arabi) firmarono un accordo di amicizia. Fu allora che Ben Gurion con la moglie decisero di stabilirsi definitivamente in Palestina e precisamente a Gerusalemme [18]Alla fine della Prima Guerra Mondiale (1918) la Comunità ebraica palestinese era scesa da 80 mila (nel 1914) a 50 mila unità contro i 600 mila Palestinesi e i 70 mila Cristiani su un totale di 750 mila abitanti (Bullettin of Current Statistics of Palestine, 1922-1945). La sua economia aveva conosciuta una grave crisi: “la spinta pionieristica sembrava del tutto spenta” (N. F. Madera, cit., p. 42). Ben Gurion non si diede per vinto e iniziò a lavorare alla fondazione di un Movimento Socialista ebraico/palestinese. Il problema dell’unità degli operai ebrei in Palestina era sentito fortemente dal filo-socialista Gurion, secondo cui la Palestina sarebbe diventata lo Stato d’Israele soprattutto col lavoro degli operai ebrei più che con la guerra e la guerriglia, come invece ritenevano Jabotinsky e Trumpeldor.

La sconfitta della Turchia e il “Focolare nazionale ebraico”

La Gran Bretagna, che aveva sconfitto l’Impero Ottomano presente anche in Palestina sino al 1917, aveva ottenuto dalle Nazioni Unite un “Mandato” sulla Palestina nel 1920 e grazie a questo “Mandato” poté decidere le sorti della Terra Santa, concedendo agli ebrei l’insediamento di un numero sempre crescente di coloni in Palestina e la fondazione dello Stato d’Israele nel 1948.

Naturalmente gli arabi si scatenarono subito contro i coloni ebrei, che iniziavano ad entrare sempre più numerosi in Palestina con l’appoggio della Gran Bretagna. A partire dal 1922 si ebbero le prime scaramucce armate e le prima vittime tra arabi ed ebrei, nel 1929 tra il 23 e il 29 agosto gli ebrei contarono circa 150 morti a Gerusalemme (cfr. E. BergheaudLa nascita d’Israele, cit.).

Siccome la Gran Bretagna cercava di calmare gli scontri, arrestando sia arabi che ebrei, il pragmatico laburista Ben Gurion come l’integralista filo-“fascista” Jabotinsky [19] si convinsero che la “Dichiarazione Balfour” sul “Focolare nazionale ebraico in Palestina” era solo un “bel gesto” politico, che non avrebbe dato la preponderanza agli ebrei a scapito dei palestinesi in Terra Santa e quindi lo denunciarono e si scagliarono contro quei dirigenti sionisti filo-borghesi e liberali (Chaim Weizmann) troppo inclini ai compromessi politici e diplomatici con l’Inghilterra, ritenendo che occorresse aiutare concretamente e anche militarmente i coloni ebrei insediatisi in Palestina nel dopo-guerra.

Gli anni Trenta

A partire dal 1923 Ben Gurion andò a vivere a Tel Aviv in via Pinsker con la sua famiglia, con gli anni Trenta divenne una celebrità: il leader del Partito laburista o socialdemocratico israeliano (il “Mapai”). Dal 1922 sino al 1930 ogni anno circa 10 mila ebrei giungeranno in Palestina, arrivando alla somma di circa 200 mila su 1 milione di abitanti. Nel 1933, con l’ascesa al potere di Hitler, la Germania e l’Inghilterra (“sed aliter et aliter”) favorirono l’immigrazione di ebrei tedeschi e polacchi in Palestina, che nel 1939 diverranno circa 500 mila su 1 milione e mezzo di abitanti.

Nel 1933 Jabotinsky, ritenendo che la leadership del sionismo israeliano fosse troppo debole nelle trattative con l’Inghilterra, chiese la “revisione radicale” del Mandato britannico (di qui il nome “revisionista” [20] dato al suo Partito politico) e rivendicò la creazione immediata di uno Stato d’Israele, anche con l’impiego della forza, che inglobasse oltre tutta la Palestina anche la Giordania. Ben Gurion non condivideva la politica autoritaria, violenta e soprattutto d’estrema destra di Jabotinsky, ma nonostante ciò lo incontrò a Londra nel 1934 per ricomporre l’unità del Movimento sionista, però invano. Il sionismo israeliano si ritrovò, così, spaccato in tre parti: all’estrema destra il revisionismo di Jabotinsky, a sinistra il Partito socialdemocratico di Ben Gurion e al centro Chaim Weizmann, ritenuto troppo diplomatico e conciliatore sia da Jabotinsky che da Ben Gurion, i quali avrebbero voluto risolvere il problema israeliano da soli senza dover ricorrere all’Inghilterra, con la quale invece Weizmann manterrà sempre un rapporto di stretta amicizia e collaborazione, mentre Ben Gurion si schierò con gli Usa (come vedremo meglio in seguito).

Nel 1936 in Palestina scoppiarono altri incidenti gravi con svariati morti tra arabi ed ebrei. L’Inghilterra nominò una Commissione presieduta da lord Peel, che stilò un piano di spartizione della Palestina fra arabi ed ebrei nel luglio del 1937. Esso fu accettato da Ben Gurion e da Weizmann, ma venne rifiutato da Jabotinsky ed anche da molti delegati del Movimento sionista, tra cui Golda Meir (che allora si chiamava ancora Myerson). A questo punto l’Inghilterra stabilì un numero chiuso per lo stanziamento di nuovi coloni ebrei in Palestina: non oltre i 15 mila l’anno e per soli 5 anni. Ben Gurion si oppose a questa imposizione, mentre Weizmann si mostrò possibilista. La Gran Bretagna, secondo Ben Gurion, cercava di impedire il “diritto di autogoverno dell’ebraismo in Palestina”. Quindi Ben Gurion consentì che le forze migliori dell’ Haganah (Organizzazione Militare Clandestina) aiutassero circa 16 mila immigrati clandestini o irregolari (“nihil sub sole novi”) ebrei a sbarcare in Palestina e a rifornirsi di armi. Il piccolo esercito clandestino ebraico poté continuare ad essere addestrato dall’Inghilterra e si formarono, così, le “Squadre d’Assalto” (Palmah) dalle quali uscì il futuro generale Moshè Dayan.

1] Cfr. Abram LéonIl marxismo e la questione ebraica, Milano, Samonà e Savelli, 1968. Lo storico Arthur Ruppin (The Jewish in Modern World, Londra, 1934) spiega che molto prima della distruzione di Gerusalemme (70 d. C.) oltre i tre quarti degli ebrei non vivevano più in Palestina. Ciro, l’Imperatore persiano, dopo aver conquistato Babilonia (538 a. C.) emanò un Editto col quale concedeva ai giudei di poter tornare in Patria dalla deportazione babilonese sotto Nabucodonosor (586 a. C.). Dal Libro di Esdra si deduce che solo pochi ebrei tornarono in Terra Santa ed erano i più poveri. Quindi la maggior parte dei giudei si era integrata perfettamente fuori della Terra promessa. I testi cuneiformi scoperti dagli archeologi a Babilonia nel Novecento lo confermano ampiamente (cfr. L. BrentanoDas Wirtschaftsleben der Antiken Welt, Jena, 1929). Si legga anche Abba EbanStoria del popolo ebraico, Milano, Mondadori, 1971; G. RicciottiStoria d’Israele, Torino, SEI, 1934, 2 volumi.

2] Auspicia quaedam, 1° maggio 1948; In multiplicibus, 24 ottobre 1948; Redemptoris nostri, 15 aprile 1949.

3] Chaim Weizmann in La mia vita per Israele (cit.) ha scritto: “Sapevamo che le porte della Palestina ci erano chiuse. Sapevamo che ogni ebreo il quale entrava in Palestina avrebbe potuto essere poi espulso immediatamente dalle autorità turche. Sapevamo che la legge turca proibiva l’acquisto di terreni in Palestina da parte degli ebrei … Ma noi avanzammo per una strada piccola, oscura, con perseveranza. Gli ebrei si stabilirono in Palestina e non vennero espulsi. Essi comperarono terreni talvolta attraverso interposte persone, talvolta mediante doni [oggi si direbbe: “mazzette” o “tangenti”, ndr] perché i funzionari turchi erano ancora più corrotti di quelli russi [ma anche la concussione è un reato, ndr]. Le case vennero costruite evadendo la legge [oggi si direbbe: “mediante abusi edilizi”, ndr ]. Le prime piccole colonie vennero create con un’infinità varietà di sotterfugi”. Cfr. anche L’histoire des Juifs, in Les cahiers de l’histoire, giugno 1966; D. Ben GurionIsraele : la grande sfida, Milano, Mondadori, 1967.

4] Cfr. Maxime RodinsonIsraele e il rifiuto arabo, Torino, Einaudi, 1969.

5] Cfr. Eli LobelGli ebrei e la Palestina, in Sabri Geries a cura di, Gli arabi in Israele,Roma, Editori Riuniti, 1970.

6] Nel 1400-1500 uno Stato islamico originario dell’Anatolia (l’attuale Turchia) e costituito da Turchi Ottomani o Osmanli (una tribù turca stanziatasi in origine sull’Eufrate, la quale sotto la guida di Osman o Othman [1259-1326] occupò in Asia Minore, sottraendoli ai bizantini, i territori che costituirono il primo nucleo dell’Impero Ottomano) di ceppo diverso dagli arabi ottenne l’egemonia sulle popolazioni arabe musulmane e conquistò quasi tutti i territori che erano sotto la dominazione araba (Egitto, Palestina e Siria), governando in maniera molto crudele su tutti: arabi musulmani e cristiani. Nacque, così, l’Impero Ottomano, che durò sino al 1917 e che si estendeva dall’attuale Romania (Europa orientale) sino all’Algeria (Africa bianca) e allo Yemen (Asia e Arabia Saudita). Sfruttando la debolezza di Bisanzio, gli ottomani iniziarono ad espandersi nei Balcani già verso il XIV secolo e verso la metà del XV secolo si estesero sino al Danubio. Un secolo dopo l’Impero Ottomano giunse sino alla Libia, al Golfo Persico e alla Russia, ma la sua avanzata fu fermata nel primo assedio di Vienna (1529). Nel 1571, con la battaglia di Lepanto, furono arrestati nella loro voglia espansiva verso il Mediterraneo. Nel 1683 furono sconfitti da Giovanni III Sobiesky re della Polonia (1624-1696) nel secondo assedio di Vienna. Costantinopoli, poi Bisanzio infine Istanbul divenne la capitale dell’Impero. Tuttavia da allora l’Impero Ottomano iniziò dolcemente il suo declino: esso fu sconfitto prima dall’Italia nel 1911 e poi (1912-1913) dalle potenze balcaniche (Serbia, Montenegro, Bulgaria e Grecia). Infine con la Prima Guerra Mondiale (1917) si ridusse alla sola Anatolia e nel 1923 fu proclamata la Repubblica turca.

7] Cfr. Lo storico ebreo di lingua greca Giuseppe Flavio (37-103 d. C.)Le Antichità giudaiche; Id., La guerra giudaica (tr. it., a cura di G. Ricciotti, Torino, SEI, II ed., 1948-1949).

8] Cfr. M. EdelmannBen Gurion, Parigi, Presses de la Cité, 1965; M. Bar-ZoharBen Gurion le prophète armé, Parigi, Fayard, 1966; G. RomanoBen Gurion, Della Volpe Editore, 1967.

9] Ben Gurion era stato anche il nome di un famoso capo della guerriglia giudaica contro gli antichi Romani quando questi occuparono la Giudea nel 66 d. C. (cfr. M. Bar-ZoharBen Gurion le prophète armé, Parigi, Fayard, 1966). Il “revanscismo” anti-romano non è estraneo al sionismo, anzi gli è connaturale.

10] Cfr. Nathan WeinstockStoria del sionismo, Milano, Samonà e Savelli, 1970.

11] Cfr. Lo Stato Ebraico scritto da Herzl nel 1896. Herzl a Basilea durante il Primo Congresso Mondiale Sionista esclamò: “a Basilea ho fondato lo Stato ebraico”.

12] I banchieri ebrei Rothschild finanziavano anche la Russia zarista, che discriminava e perseguitava gli ebrei. Onde evitare di essere accusati di connivenza con i promotori dei pogrom i Rothschild escogitarono la scappatoia di finanziare gli Zar per … “addolcire” le persecuzioni contro gli ebrei russi (oltre che per guadagnare lautamente), trafficando col governo zarista, il quale rispettava scrupolosamente i suoi impegni di pagamento; fu così che molti ebrei-russi attorno al 1870-1890 vennero “liberati” dalla schiavitù zarista dai Rothschild e poterono raggiungere la Palestina arrivando a circa 20 mila unità di ebrei risiedenti in Palestina, insediandosi nei possedimenti acquistati ivi dal barone Edmond de Rothschild (cfr. Eli LobelGli ebrei e la Palestina, in Sabri Geries a cura di, Gli arabi in Israele, cit.). Inoltre Teodoro Herzl e il Movimento Sionista Mondiale avevano investito in Palestina forti somme: 3 milioni di franchi tedeschi versati nelle banche turche di Palestina; 1 milione di dollari investiti ivi tramite il Credito Coloniale Ebraico; la creazione del Fondo Nazionale Ebraico e della Compagnia Anglo-palestinese; l’Alleanza Ebraica Universale ed infine, ça va sans dire, gli enormi investimenti della famiglia Rothschild nel suo ramo inglese, tedesco e francese in Palestina, allora sotto la dominazione ottomana, che ammontavano in solido a circa 20 mila ettari di terre con circa 4 mila coloni ebrei (in ebraico “fellah”), rappresentanti – come diceva Edmondo de Rothschild – una “grande colonia, che equivale ad un piccolo Stato” (cfr. N. F. Madera, cit., p. 17 e 19). Poi, pian pianino, si passò dalla “piccola colonia” (1890) al “focolare nazionale ebraico” (1917) ed infine all’ incendio, ossia allo Stato d’Israele (1948). “L’antico popolo errante tornava alla Terra Promessa con un sistema abbastanza semplice: comprare i terreni dagli arabi e immediatamente renderli proprietà inalienabile degli ebrei. Per le operazioni dell’acquisto era stato istituito già nel 1901 un Fondo Nazionale Ebraico, sovvenzionato dall’alta finanza, dalle banche e dalle offerte dei correligionari in ogni parte del mondo” (N. F. Madera, cit., p. 45). Inoltre la Gran Bretagna a partire dal 1920 promulgò una serie di leggi (Immigration Ordinance; Land Transfer Ordinance; Survey Ordinance; Mahlul Land Ordinance; Mawet Land Ordinance) tendenti a favorire la colonizzazione ebraico/sionista della Palestina e nello stesso tempo ad impedire ai Palestinesi di installarsi definitivamente sulle loro terre ancora non coltivate per iniziare a coltivarle (cfr. N. Weinstock, cit.).

13] Cfr. D. Ben GurionIsrael, a personal history, New York, Funk & Wagnalls, 1971.

14] In Russia e nella Polonia occupata dalla Russia zarista gli ebrei fungevano da intermediari tra la nobiltà terriera latifondista e i mugik (i contadini russi) per riscuotere le tasse e i dazi, che quest’ultimi dovevano ai primi. Per questo motivo gli “esattori” ebrei erano mal visti dai contadini, i quali li ritenevano usurai e la longa manus del latifondismo sfruttatore. Di qui i pogrom, ossia le persecuzioni del popolo contro gli ebrei nella Russia zarista della fine Ottocento. Il primo Presidente dello Stato d’Israele (1948-1952) Chaim Weizmann ricorda che a Motol, suo paese natale nella Russia Bianca, non vi furono mai pogrom perché i mugik non erano eccessivamente sfruttati; cfr. C. WeizmannLa mia vita per Israele, Milano, Garzanti, 1950.

15] Cfr. C. WeizmannLa mia vita per Israele, cit.

16] New York si chiamava originariamente (1654) New Amsterdam ed era una colonia di olandesi fondata sulle foci del fiume Hudson, che nel 1664 fu ribattezzata New York dagli inglesi. Nel settembre del 1654 sbarcarono a New Amsterdam 23 ebrei, i primi a mettere piede nell’America del nord; essi provenivano da Recife nel Brasile e fuggivano le persecuzioni dei portoghesi, i quali nel 1654 avevano rioccupato Recife dopo 24 anni di tollerante occupazione olandese.

17] Cfr. E. RatierMisteri e segreti del B’nai B’rith, Verrua Savoia (Torino), Centro Librario Sodalitium, 1996.

18] Cfr. J. KimcheIl secondo risveglio arabo, Milano, Garzanti, 1970; M. PistaniIl dramma del popolo palestinese, in Contraddizione, Milano, D’Anna, 1971.

19] Jabotinsky collaborò, tra il 1919 e il 1921, col generale Petl’jura (il capo antisovietico dei Russi bianchi), che aveva scatenato più volte le sue truppe in violenti pogrom anti ebraici, accusando l’ebraismo russo di parteggiare per i sovietici. Inoltre Jabotinsky non ha mai nascosto le sue simpatie per l’organizzazione e il modo di fare del fascismo europeo, che avrebbe dovuto essere imitato dai sionisti in Terra Santa (cfr. A. RevuskyLes Juifs en Palestine, Parigi, 1936). Nel 1924 Jabotinsky prese contatti ufficiali con Mussolini (cfr. C. L. OttinoJabotinsky e l’Italia, in “Quaderni di documentazione ebraica contemporanea”, 1960; Id., Gli Ebrei in Italia durante il fascismo, n. 3, novembre 1963). Chaim Weizmann in La mia vita per Israele narra che i giovani militanti del movimento revisionista di Jabotinsky cantavano nelle loro adunate: “L’Italia a Mussolini, la Germania a Hitler e la Palestina a noi! Viva Jabotinsky!”. La Germania nazionalsocialista già nell’agosto del 1933 stipulò un accordo con la Banca Anglo/Palestinese e le banche ebraico/tedesche (Wassermann e Warburg), secondo cui gli ebrei tedeschi, che avessero versato in una banca tedesca almeno 1000 sterline avrebbero ottenuto i certificati di emigrazione in Palestina ed avrebbero ricevuto in una banca della Palestina l’equivalente del denaro versato in Germania. “In virtù di tale accordo, dall’aprile del 1933 all’agosto del 1939, un totale di 8 milioni di sterline di capitali ebraici fu trasferito dalla Germania in Palestina” (cfr. G. RomanoBen Gurion, cit.). Inoltre, dal 1933 al 1938, 217 mila ebrei tedeschi e polacchi arrivarono in Palestina, cosicché nel 1939 gli ebrei in Palestina erano non solo ricchi, ma circa 450 mila su 1 milione e mezzo di abitanti (cfr. Maxime RodinsonIsraele e il rifiuto arabo, Torino, Einaudi, 1969).

20] Paradossalmente il termine “Revisionismo” a partire dal 1950 – con Paul Rassinier e poi con Robert Faurisson – è passato a significare quel movimento di ricercatori, che chiede di poter “rivisitare” le fonti storiche della shoah e verificare se sia esistito un piano sistematico di eliminazione fisica di 6 milioni di ebrei nord-europei tramite camere a gas.

Fonte: https://doncurzionitoglia.wordpress.com/2018/03/14/david-ben-gurion-1/

Il Sionismo israeliano nel 1939 tra Germania e Inghilterra

Nel 1939, allo scoppiar della Seconda Guerra Mondiale, il nemico numero uno del sionismo era Hitler e quindi l’Inghilterra ridiventava momentaneamente “l’alleato” del sionismo o meglio ancora “il nemico numero due”Infatti tra l’Inghilterra e i sionisti (tranne Chaim Weizmann, rimasto sempre filo-britannico) si erano venute a creare delle frizioni quasi subito dopo l’idillio iniziale, che era nato verso la fine della Prima Guerra Mondiale poiché la Palestina si trovava, sino al 1917, sotto il dominio dell’Impero Ottomano, che era stato scalzato e rimpiazzato in Medio Oriente dall’Inghilterra, la quale cominciò ad avere e ad esercitare il suo “Mandato” sulla Palestina in quell’anno, aprendo la via agli insediamenti massicci dei sionisti in Palestina: questa è la fase iniziale e idilliaca dei rapporti anglo/sionisti.

Dall’amore allodio dei sionisti per la Gran Bretagna

Abbiamo visto come il 2 novembre del 1917 la Gran Bretagna con lord Balfour aveva promesso ai sionisti che in Palestina sarebbe nato un “focolare nazionale ebraico”, ossia il futuro Stato d’Israele (prima fase idilliaca); ma ben presto (anni Venti/Trenta) iniziarono gli scontri tra i palestinesi e i coloni ebrei  e l’Inghilterra dovette intervenire cercando di sedare i disordini, operando sia sui palestinesi che sugli ebrei. Ciò aveva mal disposto l’ambiente sionista riguardo all’Inghilterra, che  si sarebbe voluta totalmente schierata da parte degli ebrei e completamente contro gli arabi (seconda fase di frizioni tra GB e sionisti). I sionisti (specialmente l’ala laburista guidata da Ben Gurion e quella di estrema destra diretta da Jabotinsky/Trumpeldor) volevano imporre all’Inghilterra il loro “diritto” esclusivo alla creazione di un solo Stato ebraico in Palestina a totale detrimento dei palestinesi; tuttavia l’Inghilterra, nonostante le sue iniziali simpatie per il sionismo, non era disposta a schierarsi apertamente solo da una parte avversando completamente l’altra, che per di più aveva già sofferto una sorta di espropriazione della propria autorità e amministrazione sulla sua terra: la Palestina, nella quale proprio l’Inghilterra aveva promesso di impiantare un “focolare nazionale ebraico” fin dal 1917. Da qui le incomprensioni e poi le ostilità tra sionisti e GB.

Il “Libro Bianco” britannico (1939)

Inoltre la Camera dei Comuni della Gran Bretagna il 23 maggio del 1939 (in seguito alla “Conferenza di Londra”, febbraio-marzo 1939, che avrebbe voluto mettere d’accordo – ma invano – i rappresentanti dei palestinesi e degli ebrei in Terra Santa) con l’appoggio dei Conservatori (tranne Winston Churchill, sempre filo-ebraico) e l’opposizione dei Laburisti e dei Liberali aveva approvato un Libro Bianco sulla Palestina. Esso stabiliva abbastanza ragionevolmente: 1°) la limitazione dell’immigrazione ebraica in Palestina; 2°) la proibizione di nuovi acquisti di terre in Palestina da parte ebraica; 3°) la fondazione a distanza di 10 anni, ossia entro il 1949, di uno “Stato Autonomo Palestinese”. Il sionismo non vide di buon occhio il Libro Bianco britannico poiché già da allora non accettava l’idea di due Stati in Terra Santa e riteneva che l’unico Stato in Palestina sarebbe dovuto essere quello ebraico senza avere accanto a sé nessuno Stato palestinese (cfr. Le bureau de Londres aux cotés de l’imperialisme, in “Lutte Ouvrière”, n. 112, 1939).

Il rifiuto ebraico del Libro Bianco

Nel maggio del 1939 Ben Gurion, esagerando di proposito, definiva la situazione che avrebbe potuto venirsi a creare con la pubblicazione del Libro Bianco “l’ora più oscura della storia del popolo ebraico” poiché con esso il Governo britannico avrebbe voluto, secondo lui, “impedire agli ebrei di tornare nella Terra d’Israele”. Ora si nota che la Terra “d’Israele” in questo caso era la Palestina, la quale nel 1939 apparteneva per intero ancora ai palestinesi (inizialmente cristiani e successivamente in maggior parte musulmani, pur sempre con una minoranza cristiana) da circa 2 millenni. Quindi la Palestina (sembra lapalissiano) non era la Terra degli Ebrei, ma dei Palestinesi (di confessione islamica e cristiana). Inoltre sembra azzardato asserire che la Gran Bretagna volesse impedire il ritorno degli ebrei in Terra Santa poiché lo aveva costantemente favorito sin dal 1917; certamente la Gran Bretagna non poteva stabilire la fondazione in Palestina di un solo Stato ebraico escludendo quello palestinese, ma questo è  quel che volevano i sionisti di ieri come quelli di oggi ed è questa prepotenza che ha creato e continua a creare tante difficoltà non solo in Palestina e nel Vicino Oriente, ma anche nel mondo intero, che accusa i contraccolpi della politica statunitense in Medio Oriente totalmente favorevole agli ebrei e completamente sfavorevole ai palestinesi e al mondo arabo. Molti dei problemi che oggi affliggono il Vicino e Medio Oriente son nati da questa attitudine del movimento sionista a voler diventare ed essere per sempre l’unico Stato esistente in Terra Santa, che da circa 2 mila anni non era più degli ebrei. Infine Ben Gurion concludeva che il Libro Bianco non avrebbe abbattuto lo spirito ebraico e che “il legame storico tra popolo d’Israele e Terra d’Israele non sarà spezzato. Gli ebrei non ammettono che le porte della Palestina siano chiuse davanti a loro né che la sede nazionale sia trasformata in un ghetto” (cfr. G. Romano, Ben Gurion, Della Volpe Editore, 1967). In realtà il legame tra ebrei e Terra Santa si era già interrotto nel lontano 70 d. C. con la distruzione di Gerusalemme e la Diaspora degli ebrei nel mondo intero.

Churchill con Ben Gurion contro il Libro Bianco

Winston Churchill (vera “anima nera” della politica mondialistica dell’Europa del XX secolo) si schierò totalmente a fianco del sionismo e contro il Libro Bianco britannico, definendolo “una seconda Monaco”, nel senso che come a Monaco – nel 1938 – la Gran Bretagna aveva abbandonato i cecoslovacchi nelle mani dei tedeschi, così con il Libro Bianco abbandonava gli ebrei nelle mani degli arabi; ma le cose non stavano così, anzi con il Libro Bianco  si  cercava di non abbandonare i palestinesi nelle mani degli ebrei, che avrebbero voluto costituire in Terra Santa un solo ed unico Stato ebraico a discapito dei Palestinesi, i quali pur essendo i legittimi proprietari della Palestina (in cui vivevano da circa 2 millenni) non avrebbero potuto possedere uno Stato palestinese, ma avrebbero dovuto esser soggetti di un solo Stato ebraico come poi è avvenuto.

Il sionismo e l’immigrazione clandestina

Nonostante ciò gli ebrei continuarono ad immigrare in Palestina, ma mentre gli immigrati “legali”, ossia forniti del certificato concesso loro dall’Inghilterra, erano circa 15 mila l’anno (1938/1939); gli immigrati “illegali” erano circa 115 mila, 10 volte di più di quelli legali. Essi erano aiutati e fatti passare in Palestina a partire dall’Europa dell’ovest, contravvenendo alla  legge britannica, dal Partito Revisionista di Jabotinsky e dalla “Organizzazione per la Seconda Immigrazione/Mosad Leoliyah Beth [1]Tuttavia molti immigrati irregolari erano intercettati dalla guardia costiera britannica e rimpatriati.

Il sionismo appoggia l’Inghilterra contro Hitler …

Il rapporto di odio/amore tra sionismo e Impero britannico venne risolto dal mondo ebraico, agendo a due distinti livelli. Al primo livello, ossia per quanto riguardava la lotta alla Germania di Hitler (iniziata già nel 1933 quando questi era asceso al potere), l’ebraismo sionista favorì l’insediamento in Terra Santa di svariate unità militari inglesi ed inoltre molti ebrei si arruolarono in queste unità inglesi stabilitesi in Palestina come se fossero il loro esercito [2]. Ciò in Medio Oriente favorì strategicamente l’Impero Britannico  contro la Germania e nello stesso tempo avvantaggiò il sionismo nei confronti dei palestinesi sia militarmente che economicamente grazie al boom in Palestina dell’industria bellica ebraica chiamata a rifornire l’esercito britannico. Non bisogna mai dimenticare l’importanza strategico/economica del Medio Oriente (Palestina compresa) data la sua enorme potenzialità di produzione di materie prime e specialmente di petrolio (le riserve di petrolio arabo arrivano a circa il 70% del totale mondiale), che lo rendevano e lo rendono appetibile alle potenze straniere, le quali non cessano di intromettersi nei suoi affari interni per poterne trarre tutto il profitto immaginabile.

… tuttavia s’impegna contro la Gran Bretagna per il possesso esclusivo della Palestina

Al secondo livello, quello della lotta sionista contro l’Inghilterra per ottenere il possesso totale della Palestina, il mondo  ebraico s’impegnò a favorire e a continuare la politica dell’immigrazione illegale di ebrei in Palestina che la Gran Bretagna invece voleva limitare. David Ben Gurion nonostante il suo acceso sentimento anti inglese, durante la Seconda Guerra, si trasferì a Londra (ove aveva fondato la “Organizzazione Sionistica Mondiale” in Great Russell Street). Egli vi trascorse la maggior parte del suo tempo nel 1940, mentre tra il 1941 e il 1944 Londra divenne un punto di appoggio al suo continuo viaggiare tra Usa e Palestina. Negli Stati Uniti David propagandava l’entrata in guerra non solo degli ebrei/americani, ma soprattutto degli Usa (dei quali aveva intuito tutta l’enorme potenza bellica ed economica, che li avrebbe resi ben presto la prima super-potenza mondiale, sorpassando la Gran Bretagna) a fianco dell’Inghilterra contro la Germania (cosa che avvenne dopo il 7 dicembre del 1941 con l’attacco di Pearl Harbor in Giappone).

Il Programma di Baltimore (1942)

Nel maggio del 1942 fu convocato a New York un “Congresso sionistico straordinario”, che si svolse nell’ Albergo Baltimore (in Madison Avenue) ove erano presenti anche Ben Gurion e Chaim Weizmann. Da esso uscì il Programma di Baltimore (dal nome dell’albergo) in cui si condannava il Libro Bianco britannico del 1939 e si chiedeva che la gestione dell’immigrazione degli ebrei in Palestina fosse tolta all’Inghilterra e consegnata all’Agenzia Ebraica, la quale avrebbe dovuto essere riconosciuta come unica autorità per la costruzione del futuro Stato d’Israele senza alcuna ingerenza dei palestinesi e degli inglesi.

Il Nuovo Ordine Mondiale ebraico (1942)

Nel Programma di Baltimore del 1942 si legge: “il Nuovo Ordine Mondiale che verrà dopo la vittoria sarebbe inconcepibile, se non risolvesse finalmente anche il problema della mancanza di un Focolare del popolo ebraico. Che le porte della Palestina siano aperte all’immigrazione ebraica, che il controllo di questa immigrazione sia trasferito all’Agenzia Ebraica, che l’Agenzia abbia piena autorità per sviluppare e ricostruire il territorio e che la Palestina sia trasformata in un Commonwealth ebraico, integrato nella nuova struttura democratica del mondo” (cfr. D. Ben Gurion, Israele: la grande sfida, Milano, Mondadori, 1967).

Il Nuovo Ordine Mondiale, che sarebbe dovuto nascere dalla ceneri della Seconda Guerra Mondiale era previsto e delineato con precisione, sin dal 1942, in funzione di un unico  Stato in Palestina, che avrebbe dovuto essere solo e soltanto ebraico e sussistente in un mondo oramai strutturato democraticamente. L’8 maggio del 1945 la Seconda Guerra Mondiale era terminata, la struttura politica di mezzo mondo ne usciva notevolmente modificata democraticamente e il 15 maggio del 1948 lo Stato d’Israele nacque, appropriandosi di circa la metà del territorio palestinese, poi pian piano (1967, 1973) si è rafforzato sino ad occupare l’80% della Palestina ed ora (dicembre 2017) con la decisione di Trump di rendere Gerusalemme capitale unica e indivisibile dello Stato d’Israele sembra essersi avverato.

Il filosofo ebreo Martin Buber nel 1946 dichiarò che il Programma di Baltimora era tutto teso alla conquista della  Palestina mediante manovre internazionali e che perciò aveva suscitato la collera degli arabi contro il sionismo, rendendo vani agli occhi del mondo arabo tutti gli sforzi tesi alla comprensione reciproca tra Ebrei ed arabi (cfr. Maxime Rodinson, Israele e il rifiuto arabo, Torino, Einaudi, 1969).

Il sionismo diventa definitivamente filo-americano

Il Programma di Baltimore segnò la fine della prevalenza del sionismo filo-britannico (rappresentato da Chaim Weizmann) in seno all’Organizzazione Sionista Mondiale e il trionfo del sionismo filo-americano (rappresentato da Ben Gurion), che voleva un interessamento attivo degli Usa in Medio Oriente volto a rimpiazzare la Gran Bretagna, la quale non era totalmente prona agli interessi ebraici come lo sarebbero stati gli Usa. Ben Gurion e Weizmann si scontrarono a questo proposito (la strutturazione del sionismo in Palestina e i suoi  rapporti con la Gran Bretagna e gli Usa) il 27 giugno del 1942 a New York in una riunione tenuta presso il rabbino Wise (cfr. Nuccio Francesco Madera, Ben Gurion, Milano, Mondadori, 1972, p. 75).  Il motivo dello scontro fu duplice: innanzitutto secondo Ben Gurion lo Stato ebraico avrebbe dovuto  esser costituito solo dopo aver dato vita ad una forte organizzazione militare, prima inserita tra le forze alleate e poi autonoma, invece Weizmann non riteneva questo problema fondamentale poiché per lui la questione della fondazione dello Stato ebraico era innanzitutto politico/diplomatica e solo dopo militare; in secondo luogo Ben Gurion riteneva ineluttabile che gli ebrei rompessero con la Gran Bretagna (non totalmente filo-sionista) e si schierassero a fianco degli Usa (completamente filo-israeliani), mentre Weizmann manteneva sempre inalterata, nonostante il Libro Bianco, la sua amicizia verso la Gran Bretagna (cfr. John Kimche, Il secondo risveglio arabo, Milano, Garzanti, 1970).

Il terrorismo ebraico (1942-1944)

Infine tra il 1942 e il 1944 alcuni gruppi ebraici di estrema destra (tra cui la Gang Stern [3]) iniziarono a svolgere una seria attività terroristica contro gli inglesi in Palestina (molto prima che i Palestinesi ricorressero alla guerriglia terroristica), arrivando all’uccisione al Cairo del Ministro britannico per il Medio Oriente, lord Moyne nel novembre del 1944 (cfr. Nuccio Francesco Madera, Ben Gurion, Milano, Mondadori, 1972, p. 77), quest’attività terroristica nel 1947 porterà l’Inghilterra a rinunciare al Mandato sulla Palestina e a lasciare il campo libero ai sionisti oramai spalleggiati dagli Stati Uniti come vedremo in appresso.

1] La “Organizzazione per la Seconda Immigrazione” (detta “Mosad” in ebraico, da non confondere con il “Mossad/l’Istituto”, ossia i Servizi Segreti Esteri dello Stato d’Israele) venne fondata nel 1937 a Ginevra (ove pose il suo primo quartier generale) dai dirigenti del “Movimento Operaio Socialista” e dai capi dell’ Haganah. Tale organizzazione doveva far fuggire gli ebrei dai Paesi loro ostili e farli immigrare in Palestina clandestinamente. Nel 1938 essa agiva anche in Germania. La volontà di Hitler era che la maggior parte degli Ebrei emigranti dalla Germania andasse in Palestina. Cfr. Steve Eytan, L’occhio di Tel Aviv, Milano, Bompiani, 1971; Documents of German Foreign Policy, Londra, 1952-1963.

2] All’inizio della Seconda Guerra Mondiale erano stati reclutati dalle autorità inglesi di Palestina circa 130 mila ebrei volontari, ma essi erano impiegati soprattutto per servizi ausiliari. Qualche mese dopo furono accettati anche volontari ebrei per le unità combattenti. Altri ebrei (tra cui Moshe Dayan) combatterono con la Francia in Siria. Nel 1942 i combattenti ebrei arrivarono alle 43 mila unità (cfr. J. C. Hurewitz, The Struggle of Palestine, New York, 1950). Tuttavia la Gran Bretagna non si fidò mai completamente dei volontari ebrei nell’esercito britannico. Ma mentre Lloyd George (il Ministro britannico delle Colonie) non era d’accordo per la fondazione di una Brigata Ebraica autonoma che affiancasse gli Inglesi e i loro Alleati nella guerra, Winston Churchill era totalmente d’accordo e così, anche se solo nel settembre del 1944, il Governo britannico accettò le richieste per la formazione della Brigata Ebraica (con bandiera propria e la stella di David per distintivo) rivoltegli specialmente da Ben Gurion, Chaim Weizmann e dall’Agenzia Ebraica

3] Abraham Stern fondò la sua “banda” chiamata anche “Combattenti per la libertà d’Israele” dopo una scissione dall’ Irgun (il Movimento di estrema destra di Trumpeldor e Jabotinsky). La Gang Stern si distingueva dall’ Irgun soprattutto per l’odio mortale contro gli inglesi (ancor più che contro gli arabi). Stern considerava gli inglesi come una “potenza di occupazione”. Egli venne arrestato nel 1942 a Tel Aviv dagli inglesi (sembra su denuncia dell’ Haganah) e nel tentativo di evasione rimase ucciso da una pallottola nella schiena. La sua “gang” dopo la sua morte attraversò un periodo di disorientamento, ma ben presto risorse e si ricostruì su basi ancora più radicali, arrivando a prospettare un’alleanza con gli Arabi pur di cacciare gli Inglesi per poter poi arrivare alla fondazione dello Stato d’Israele, cacciando anche gli arabi.

Fonte: https://doncurzionitoglia.wordpress.com/2018/03/28/david-ben-gurion-2/

Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale alla fine del Mandato britannico

Maggio 1945: è venuta l’ora di proclamare lo Stato ebraico!

Ben Gurion, in una lettera del 22 maggio del 1945, scriveva: “La situazione degli ebrei nei Paesi liberati dal nazismo è disperata. In Palestina la posizione politica sta diventando insostenibile. È venuto il momento di aprire le porte della Palestina e di proclamare lo Stato ebraico” (Nuccio Francesco MaderaBen Gurion, Milano, Mondadori, 1972, p. 79).

Neppure due settimane dopo la fine della Seconda Guerra (8 maggio 1945) il dogma olocaustico era già pronto e propagandato per ottenere le terre dei Palestinesi, i quali non avevano avuto nulla a che fare con la persecuzione degli ebrei d’Europa. Tuttavia essi avevano il torto di abitare in Palestina da oltre 2000 anni e ciò per i sionisti era una macchia da cancellare con la creazione di un unico Stato ebraico, che redimesse la terra una volta ebraica. Quasi altre 2 settimane appresso, il 9 giugno del 1945, Winston Churchill rispondeva ad un Memorandum dell’Agenzia Ebraica inviatogli poco tempo prima da Chaim Weizmann per ottenere il riconoscimento della nascita di un futuro Stato d’Israele. Lo statista britannico disse a Weizmann che ciò sarebbe stato possibile solo dopo che gli Alleati vittoriosi si fossero riuniti attorno al tavolo della pace per decidere le sorti del mondo post-bellico (che già erano state previste nel piano del Nuovo Ordine Mondiale, nel quale entrava anche la creazione dello Stato d’Israele in terra palestinese).

Il sionismo si fa sempre più filo-americano

Ben Gurion era sempre più convinto che fosse giunto il momento di abbandonare la Gran Bretagna per unirsi con gli Stati Uniti dove erano andati a stabilirsi gli elementi più influenti della Diaspora ebraica e che oramai erano diventati molto più filo-sionisti e più potenti dell’Inghilterra (D. Ben GurionIsrael, année de lutte, Parigi, 1964). D’altronde la Gran Bretagna non aveva cambiato sostanzialmente posizione rispetto a ciò che aveva stabilito col Libro Bianco del 1939 ed era ancora propensa, nonostante il suo filo-ebraismo, a non concedere tutto agli ebrei e nulla ai palestinesi. Il Ministro degli Esteri della Gran Bretagna (Ernest Bevin) nel novembre del 1945 era disposto a concedere solo 1.500 permessi d’immigrazione al mese in Palestina agli ebrei mentre la prima Conferenza Sionista del dopo-guerra (tenutasi a Londra nell’agosto del 1945) ne aveva richiesti 100 mila.

La fondazione dell’Istituto Sonnenborn

Ben Gurion capì subito che, finita la Seconda Guerra Mondiale, in Palestina ci si doveva preparare alla lotta armata, quindi, non perse tempo e già nel maggio del 1945 sbarcò a New York ove il 1° luglio organizzò una riunione in casa del miliardario ebreo/americano Sonnenborn, in cui poté parlare davanti ad altri 17 miliardari ebrei-americani provenienti dalle città più grandi dell’America del Nord. Il suo discorso fu molto esplicito: gli inglesi avrebbero lasciato la Palestina al massimo entro 2 anni, in quel momento le armi in dotazione ai coloni ebrei di Palestina, bastevoli per tenere a bada i palestinesi, non sarebbero state sufficienti a respingere le nazioni arabe. Quindi i presenti avrebbero dovuto finanziare una spedizione di armi in Palestina per i coloni ebrei. Naturalmente i 17 miliardari risposero positivamente e costituirono il giorno stesso una società di beneficenza per armare i coloni ebrei di Palestina chiamata Istituto Sonnenborn, che si aggiungeva all’ American Palestine Committee, un enorme gruppo di lobbying costituito da oltre 700 personalità ebraico-statunitensi fondato nell’aprile del 1941 e comprendente 6 Senatori e 143 Deputati (cfr. D. Ben GurionIsrael, a personal history, New York, Funk & Wagnalls, 1971).

1945 in Gran Bretagna vincono i Laburisti

Frattanto anche in Inghilterra le cose sembravano volgere a favore dei sionisti. Infatti nell’estate del 1945 i Laburisti vinsero le elezioni. Ora il loro programma di politica estera era nettamente più filo-sionista di quello dei Conservatori (Churchill escluso) e prevedeva di far diventare realtà la promessa del Focolare nazionale ebraico, “permettendo al popolo ebraico e a tutti i profughi di entrare in Palestina in numero così elevato da diventare maggioranza”, secondo quanto stabilito nella Dichiarazione finale del Congresso laburista del dicembre del 1944: “Incoraggiamo gli arabi a uscire dalla Palestina man mano che entrano gli Ebrei” (Nuccio Francesco MaderaBen Gurion, cit., p. 80). I Laburisti britannici oramai erano dell’idea di favorire il ritorno degli ebrei in Palestina e di far espatriare i palestinesi affinché si potesse formare un solo Stato ebraico in Terra Santa. In Inghilterra vi sarebbero state ancora delle scaramucce tra Conservatori e Laburisti riguardo all’unicità o meno dello Stato ebraico in Palestina (favorevoli i Laburisti e contrari i Conservatori), ma la strada verso la sua nascita era oramai ben disegnata.

Ben Gurion resta scettico

Nonostante ciò la vittoria dei Laburisti britannici non entusiasmò Ben Gurion, che durante la Prima Conferenza sionista del dopo-guerra (tenutasi a Londra nell’agosto del 1945) disse: “Non basiamoci troppo su questo gran mutamento in Gran Bretagna, su questa vittoria del Partito Laburista. Infatti è molto discutibile l’ipotesi che un Partito si comporti, quando è al potere, esattamente come quando è all’opposizione. In Gran Bretagna, inoltre, il personale del Ministero delle Colonie, rappresenta un forte elemento anti-sionista” (D. Ben GurionIsraele: la grande sfida, cit.). In breve Ben Gurion rimaneva filo-americano ed anti-britannico. In effetti pochi mesi dopo (ottobre 1945) i Laburisti cambiarono opinione e il Ministro degli Esteri laburista (Ernest Bevin) sconfessava la Dichiarazione del Congresso laburista (dicembre 1944), affermando che il Governo britannico non accettava “l’idea di evacuare gli ebrei d’Europa in Palestina” e dichiarava la costituzione di una Commissione d’inchiesta anglo-americana (detta “dei Dodici” [1]) per decidere riguardo alla nascita dello Stato ebraico in Palestina. Richard Crossmann, Commissario britannico della Commissione detta dei Dodici, nel febbraio del 1946 scrisse che secondo i sionisti: “A nove mesi dalla vittoria (8 maggio 1945), i liberatori inglesi e americani non avevano ancora fatto nulla per permettere agli ebrei di entrare nella propria terra. Li avevano raccolti in campi in Germania, avevano fornito loro vesti e nutrimento, e credevano con questo di essersi messi in pace la coscienza. Gli ebrei sapevano che in un Paese lontano dall’Europa, la Palestina, vi era una terra la quale non desiderava altro che accoglierli per permettere loro di ricostruire la propria vita non come stranieri in uno Stato straniero, ma come ebrei nella loro Patria” (R. CrossmannPalestine Mission, Londra, 1949). Secondo i sionisti non solo la Palestina diventava ipso facto terra degli ebrei, anelando di essere occupata da loro, ma addirittura neppure gli americani oltre che gli inglesi avevano fatto nulla per la causa sionista.

Ben Gurion, Menahem Begin e l’Irgun

Ben Gurion, stando così le cose, non volle collaborare con la Gran Bretagna per reprimere il terrorismo dell’ Irgun contro i britannici in Palestina, vedendo in esso uno strumento per far pressione sul Governo inglese affinché concedesse maggiori libertà di immigrazione agli ebrei in Palestina. La Gran Bretagna continuava a presidiare le coste della Palestina, con aerei e cacciatorpediniere, per prevenire l’immigrazione clandestina degli ebrei. Il Primo Ministro britannico Attlee non accolse la domanda dei sionisti di concedere 100 mila visti ai coloni ebrei per immigrare in Palestina e chiese formalmente che cessassero gli atti terroristici dell’ Irgun contro i britannici in Palestina e che le formazioni clandestine consegnassero le loro armi all’Inghilterra, ma le organizzazioni ebraiche “risposero con violenti atti di sabotaggio. L’episodio più grave si verificò il 22 luglio del 1946 a Gerusalemme, quando venne fatta saltare un’intera ala dell’Albergo King David (la sede degli uffici governativi inglesi), provocando la morte di circa 100 persone. La strage era firmata dall’ Irgun, un nucleo clandestino di destra strettamente imparentato alla Banda Stern” (Nuccio Francesco MaderaBen Gurion, cit., p. 85). La bomba scoppiò esattamente alle ore 12 e 37 minuti del 22 luglio 1946. L’operazione terroristica era stata studiata e diretta da Menahem Begin (1913-1992) allora capo dell’ Irgun e futuro Primo Ministro dello Stato d’Israele con il Partito di estrema destra Likud (1977-1983). Ben Gurion ufficialmente stigmatizzò l’attentato, a nome dell’Organizzazione sionista ufficiale, ma Begin gli rispose che la sua reazione era ipocrita in quanto l’ Haganah e l’Agenzia Ebraica erano al corrente della pianificazione dell’attentato e non avevano sollevato obiezioni poiché l’Inghilterra aveva represso l’immigrazione ebraica illegale in Palestina con molta fermezza, aveva fatto arrestare molti dirigenti dell’Agenzia Ebraica ed aveva spiccato un mandato di cattura per lo stesso Ben Gurion, che si era reso latitante (cfr. M. BeginLa révolte d’Israel, Parigi, 1956). Per la prima volta dopo la loro nascita tutte le organizzazioni militari ebraiche (Haganah, Palmah Irgun) agiscono in pieno accordo tra loro contro il nemico comune. Colpo su colpo ogni azione britannica trova una risposta. La Haganah sabota le imbarcazioni della polizia costiera per facilitare l’immigrazione illegale. Il Palmah libera i 208 immigrati illegali del campo di Atlit. Nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre 1945 tutte e tre le organizzazioni insieme fanno saltare la raffineria di Haifa. […]. Le organizzazioni terroristiche ebraiche conducono una politica che non lascia le azioni inglesi senza una risposta sanguinosa. Talvolta queste azioni di rappresaglia sono caratterizzate da una macabra fantasia. L’ Irgun per esempio, per vendicare alcuni suoi uomini condannati a morte dopo un’azione militare, replica con l’impiccagione di due sergenti inglesi. Ma la forca ed i cadaveri vengono imbottiti di dinamite. I due morti, così, uccideranno i loro soccorritori” (Nuccio Francesco MaderaBen Gurion, cit., pp. 84-85).

Il XXII Congresso dell’Organizzazione sionista mondiale (1946)

Nel dicembre del 1946, dopo “l’estate calda”, a Basilea si riunì il XXII Congresso dell’Organizzazione sionistica mondiale, che condannò ufficialmente il terrorismo dell’ Irgun, ma ammonì al tempo stesso l’Inghilterra di non intralciare ulteriormente l’immigrazione ebraica in Palestina. Inoltre i delegati americani finanziarono cospicuamente l’immigrazione ebraica in Palestina e così quasi tutti i capi sionisti (tranne Weizmann) si allontanarono sempre più dalla Gran Bretagna per avvicinarsi agli Usa.

La Conferenza palestinese di Londra (1947)

Il 27 gennaio del 1947 la Gran Bretagna aprì a Londra una Conferenza palestinese, che stabilì di mettere d’accordo e tutelare gli arabi e gli ebrei sotto la direzione dell’Onu, dell’Alto Commissariato britannico e con la partecipazione di un Consiglio misto arabo-israeliano. Ben Gurion, a nome dell’Agenzia Ebraica, rifiutò la proposta britannica (10 febbraio 1947), il giorno seguente anche i palestinesi risposero negativamente ad essa.

La Gran Bretagna rinuncia al Mandato sulla Palestina

Il 18 febbraio 1947 il Ministro degli Esteri britannico Ernest Bevin, prendendo atto della situazione, dichiarò che la Gran Bretagna rimetteva il Mandato sulla Palestina all’ONU, l’erede della Lega delle Nazioni Unite che nel 1922 lo avevano affidato all’Inghilterra. In effetti non era possibile metter d’accordo palestinesi e israeliani. Nel 1946 Judah L. Magnes (Preside dell’Università ebraica di Gerusalemme) scrisse: «Uno Stato ebraico non può essere ottenuto, se non con la guerra. Potete parlare di ogni cosa ad un arabo, ma non dello Stato ebraico. E questo perché uno Stato ebraico, per definizione, significa che gli ebrei governeranno gli arabi viventi in questo Stato. Si è mai visto un popolo offrire il proprio territorio di propria volontà? Così anche gli arabi palestinesi non rinunzieranno alla loro sovranità senza violenza» (cfr. Maxime RodinsonIsraele e il rifiuto arabo, Torino, Einaudi, 1969). Era nella natura delle cose: la creazione di un “Focolare nazionale ebraico” in Palestina non avrebbe potuto che formare un incendio. Infatti o la Palestina sarebbe rimasta ai palestinesi o sarebbe stata invasa anche dagli ebrei e gli uni o gli altri avrebbero mirato a diventare la forza principale e lo Stato unico in Terra Santa. In ogni caso, quindi, vi sarebbe stato un conflitto da affrontare e risolvere con la vittoria dell’uno e la sconfitta dell’altro.

1] La Commissione era composta da 6 Commissari inglesi e 6 americani ed avrebbe dovuto elaborare un Dossier completo sulla Palestina. Nel giugno del 1946 si arrivò alla conclusione del Dossier in cui si suggeriva la ricerca di nuovi asili per gli ebrei oltre la Palestina. Tuttavia la Commissione non si pronunciò sull’unicità dello Stato d’Israele, anzi raccomandò che nessuna Comunità avesse il predominio sull’altra e stabilì che la Gran Bretagna continuasse ad esercitare il suo Mandato sulla Palestina.

Fonte: https://doncurzionitoglia.wordpress.com/2018/04/05/david-ben-gurion-3/

Dalla fine del mandato britannico in Palestina alla nascita dello Stato d’Israele

L’ ONU riprende in mano la Palestina e la consegna agli ebrei

L’Inghilterra nel febbraio del 1947 rimise il suo Mandato sulla Palestina all’ ONU, che a sua volta si riunì a Flushing Meadow (vicino a New York), dal 28 aprile sino al 25 maggio del 1947 e tenne una Sessione speciale per discutere lo scottante problema palestinese. L’Assemblea Generale dell’Onu nominò una Commissione speciale composta da 11 Paesi neutrali affinché approfondisse i termini della questione. Da questa Commissione uscì un Rapporto, che fu promulgato a Ginevra il 31 agosto del 1947 e che venne studiato dall’Assemblea Generale della Nazioni Unite a partire dal settembre del medesimo anno a Lake Success vicino New York.

L’Inghilterra cerca di boicottare la nascita d’Israele, ma invano

L’Inghilterra – data la situazione di frizione con i sionisti, che si era venuta a formare a causa degli attentati terroristici dell’ Irgun – cercò di fare ostruzionismo alla costituzione dello Stato d’Israele, prevedendo che esso sarebbe diventato l’unico “padrone” della Terra Santa contrariamente a quanto stabilito nel Libro Bianco britannico del 1939, ma essa venne osteggiata dai delegati sovietici e statunitensi, che oramai si stavano spartendo il mondo e dettavano legge nel globo terrestre a Est e ad Ovest.

La Terra Santa viene divisa in due … o meglio in uno

Il 29 settembre 1947, il Presidente dell’Onu (il brasiliano Osvaldo Aranha) propose di votare il piano di spartizione della Palestina in 2 Stati indipendenti (uno ebraico e uno arabo), ma stretti tra loro unicamente da un’unione economica. Il progetto di spartizione divenne esecutivo il 29 novembre 1947, con 33 voti favorevoli (tra i quali quelli di Usa e URSS), 13 contrari (gli Stati arabi [1] gli Stati musulmani non arabici [2], più l’India e la Grecia) e 10 astenuti (tra cui la Gran Bretagna). Qualcuno ha definito l’auspicata unione economica tra Palestina e Stato d’Israele come quella di “due serpenti avvinghiati in lotta tra di loro” e in effetti così è stato a tutto discapito della Palestina. L’Agenzia Ebraica, guidata da Ben Gurion, accettò il piano di spartizione incondizionatamente, invece i delegati arabi lo rifiutarono; inoltre la Lega Araba il 30 novembre dichiarò che avrebbe occupato la Palestina per impedire la nascita di uno Stato ebraico in suolo palestinese.

L’ Irgun continua col terrorismo anti britannico e anti palestinese

L’ Irgun continuò a compiere attentati terroristici specialmente in Gerusalemme contro quel che restava delle truppe britanniche (le quali avevano già iniziato la smobilitazione) e contro i palestinesi, che risposero ricorrendo anch’essi alle armi. Dal 30 novembre 1947 al 1° febbraio 1948 i morti in combattimento furono 864, di cui 427 arabi, 381 ebrei e 56 inglesi. I feriti furono 1941, di cui 1035 arabi, 725 ebrei e 181 inglesi. Alla fine di marzo (in soli 2 mesi) i morti salirono da 864 a 1378 e i feriti da 1941 a più di 6 mila (Nuccio Francesco MaderaBen Gurion, Milano, Mondadori, 1972, p. 92).

La carneficina di Deir Yassin e i 700 mila profughi Palestinesi

Nella notte tra l’8 e il 9 aprile 1948, a pochi chilometri da Gerusalemme, i guerriglieri dell’ Irgun e della Gang Stern massacrarono quasi tutti i 250 abitanti (compresi donne e bambini) palestinesi del villaggio di Deir Yassin. Questo massacro ebbe conseguenze molto gravi e segnò l’inizio dell’esodo dei palestinesi. Jacques de Reynier – il delegato svizzero della Croce Rossa, che si recò sul posto dopo la strage – scrisse nel 1950: “Deir Yassin ha avuto delle ripercussioni enormi. Gli arabi spinti dalla paura hanno abbandonato le loro case e così, in breve, circa 700 mila arabi son diventati profughi, dopo aver abbandonato tutto in fretta e furia per non subire la stessa sorte degli abitanti di Deir Yassin. Gli effetti di questo massacro non sono stati ancora cancellati perché questa enorme folla di profughi vive ancor oggi in accampamenti di fortuna, senza lavoro e senza speranza di ritorno” (J. de ReynierA Jérusalem, un drapeau, Ginevra, 1950). Dopo questi attacchi cruenti gran parte della popolazione palestinese lasciò la Palestina, cercando rifugio nei Paesi arabi confinanti. Nacque, così, il drammatico problema dei profughi palestinesi tuttora irrisolto, anzi aggravatosi. Infatti nei primi giorni di aprile del 2018, per fare un esempio, alcuni palestinesi che manifestavano per commemorare il loro esodo forzato dalla Terra Santa sono stati mitragliati e presi di mira dai cecchini dell’Esercito israeliano, che hanno provocato, così, una ventina di morti e circa un migliaio di feriti. Il 13 aprile 1948, 4 giorni dopo il massacro di Deir Yassin, un convoglio ebraico di 77 persone, accompagnato da una scorta armata, venne attaccato da una banda armata palestinese e fu sterminato completamente. Iniziava la vera e propria guerra tra Israele e Palestina. L’Inghilterra avrebbe abbandonato totalmente la Palestina il 15 maggio e non aveva nessuna voglia di restarvi un momento di più per cui osservava gli scontri tra Palestinesi ed Ebrei senza intervenire e parava solo i colpi diretti contro di lei.

15 maggio 1948 nasce lo Stato d’Israele

Gli ebrei di Palestina avevano già cominciato il conto alla rovescia e gli uomini di governo si preparavano al grande momento, intensificando i preparativi militari, discutendo sul nome del futuro Stato e lavorando alla dichiarazione d’indipendenza. […]. Alle ore 16 di venerdì 15 maggio 1948 in Tel Aviv, nel Salone del Museo Civico, al numero 16 di Boulevard Rothschild, nasceva lo Stato d’Israele. Esauritesi le funzioni dell’Agenzia Ebraica, Ben Gurion diventava Capo del Governo provvisorio. Primo Presidente del nuovo Stato ebraico sarà Chaim Weizmann, eletto nel gennaio 1949” (Nuccio Francesco MaderaBen Gurion, Milano, Mondadori, 1972, p. 94).

Il Libro Bianco britannico viene abrogato

Il più alto organo legislativo del nuovo Stato ebraico, denominato “Consiglio provvisorio di Stato”, composto da 34 membri, delegò immediatamente parte del suo potere al Governo provvisorio d’Israele per varare le leggi più urgenti. Esso innanzitutto abrogò tutte le leggi che derivavano dal Libro Bianco britannico del 1939. Da qui si arguisce la volontà già inizialmente irremovibile del neonato Stato d’Israele di non condividere con nessuno, tanto meno con i palestinesi, la Terra Santa, che avrebbe dovuto vivere totalmente sotto il governo dell’unico Stato d’Israele [3]. Questa volontà di predominio assoluto ebraico ha incattivito il mondo arabo e ha creato una catena di problemi, che a partire dal 1948 hanno incendiato il Medio Oriente e ci hanno portato alla Guerra del Golfo in Iraq (1991/2003) sino all’attuale guerra in Siria (iniziata nel 2010 e non ancora terminata) in cui si fronteggiano diverse potenze e super-potenze (Usa, Russia, Libano, Iran, Israele, Turchia) e da cui potrebbe nascere una conflagrazione atomica e mondiale.

Già nel maggio del 1948 il conte Folke Bernadotte, Presidente della Croce Rossa svedese, che era stato incaricato di mediare tra arabi ed ebrei in Palestina, parlando al telefono con il Segretario generale dell’Onu, il norvegese Trygve Lie, si sentì dire: “La cosa più importante è che in Palestina non si creino le condizioni per la Terza Guerra Mondiale. Buona fortuna …” (Nuccio Francesco MaderaBen Gurion, cit., p. 101). Bernadotte rimase ucciso, il 17 settembre 1948 a Gerusalemme in pieno giorno, in un attentato terroristico dell’ Irgun che restò impunito. Tuttavia l’uccisione di Bernadotte non scalfì la popolarità di Ben Gurion nonostante che il successore di Bernadotte e mediatore dell’Onu in Palestina, lo statunitense Ralph Johnson Bunche, biasimò Israele e Ben Gurion per non aver punito gli estremisti responsabili dell’assassinio (cfr. Fred J. Khouri,The Arab-Israeli Dilemma, 1968).

Le frontiere dello Stato d’Israele non vengono precisate: ci si prepara a prender tutto

Inoltre nel testo della Dichiarazione ebraica d’indipendenza non erano state dichiarate volutamente le frontiere del nuovo Stato d’Israele, che come disse Ben Gurion, “sarà stabilito con la forza delle nostre armi, le quali ne fisseranno le frontiere. […]. Anche l’America, con la dichiarazione d’indipendenza non aveva fissato frontiere ai suoi primi 13 Stati e oggi si estende dall’Atlantico al Pacifico” (D. Ben Gurion, Lettera al quotidiano francese Le Monde, 2 luglio 1969). Tutto ciò manifesta la diretta volontà egemonica di Israele non solo sulla Palestina, ma anche sui Paesi limitrofi (Siria e Giordania) per ricostruire il “Grande Israele”, che tramite gli Usa dovrà dominare indirettamente il mondo intero. Il recente episodio, che sembrerebbe grottesco se non fosse tragicamente reale, in cui Netanyahu ha stabilito, motu proprio senza chiedere il permesso a chicchessia, che alcune migliaia di profughi arrivati in Israele da svariati anni, passando dalla Somalia, debbono essere accolti in Italia, in Germania e in Canada ci fa capire come oramai i sionisti si sentano e siano in un certo senso i “padroni di questo mondo”, nato dalla Seconda Guerra Mondiale, con l’appoggio incondizionato degli Usa.

La guerra delle Nazioni arabe contro lo Stato d’Israele (15 maggio 1948)

Il Libano 8 ore dopo la dichiarazione d’indipendenza (15 maggio 1948) attaccò Israele da nord, la Siria da nord-est, la Legione Araba e l’Iraq arrivarono dalla Giordania, ma il pericolo più grave era rappresentato dall’Egitto che avanzò da sud e con l’appoggio dell’aviazione giunse a 30 chilometri da Tel Aviv. Tuttavia l’avanzata araba non fu assoluta e travolgente, la resistenza ebraica si fece sentire subito e fu molto ben organizzata anche grazie alle armi che Ben Gurion fece giungere dagli Usa. I Paesi arabi vennero affrontati separatamente e attaccati uno dopo l’altro. Le forze arabe messe assieme arrivarono a circa 30 mila soldati, la stessa cifra venne raggiunta dagli israeliani, che però in luglio arrivarono a contare circa 60 mila militari contro i 30 mila arabi. I libanesi e i siriani si ritirarono, gli egiziani e i giordani rinunziarono ad avanzare. Israele era molto più forte di quanto si pensasse. L’11 giugno l’ ONU impose una tregua che permise a Israele di far giungere a Gerusalemme attraverso la “pista birmana” nuovi rifornimenti. La parte ovest di Gerusalemme fu invasa dagli israeliani, ma la parte est rimase in mano ai palestinesi almeno sino al 1967.

Luglio 1948: Israele riprende l’invasione

Dopo la tregua imposta dall’ ONU (11 giugno 1948), Israele si era enormemente rafforzato. Riprese la guerra a luglio e in soli 10 giorni l’esercito di Ben Gurion capovolse la situazione bellica. Il 18 luglio 1948 gli israeliani si erano impossessati delle rive del fiume Giordano e di tutta la Galilea centrale. Il 10 ottobre Ben Gurion sferrò un attacco per conquistare il Neghev (azione per la quale fu rimproverato dal rappresentante dell’Onu Bunche in quanto violazione dell’armistizio del 19 luglio). L’esercito egiziano venne circondato e decimato a Falluja e dovette chiedere l’armistizio, ma le truppe israeliane ancor prima dell’inizio delle trattative arrivarono al Mar Rosso (cfr. Rony Gabbay, A Political Study of the Arab-Jewish Conflict, Parigi, 1959). Infine il 24 febbraio 1949 venne firmato un armistizio tra Israele e l’Egitto, il 23 marzo tra Israele e il Libano, il 4 aprile con la Giordania e il 20 luglio con la Siria. L’unico Stato arabo a non firmare fu l’Iraq. Gli Usa e URSS posero la loro sede diplomatica nello stesso albergo di Tel Aviv (il Gat Rimon) e furono tra i primi a riconoscere lo Stato d’Israele, nato quindi con l’appoggio delle due superpotenze e ideologie (marxista e giudaico/massonica), accidentalmente e apparentemente diverse, ma realmente e sostanzialmente eguali, che oramai dominavano il mondo, schiacciandolo come le due chele di una medesima tenaglia. Questo successo rafforzò notevolmente la posizione politica di Ben Gurion, dominatore incontrastato della scena politica, che aveva surclassato anche il Presidente Weizmann, rimasto legato alla GB oramai sorpassata dagli Usa.

Le lotte intestine di Israele: l’Irgun contro l’esercito regolare

L’estrema destra israeliana capeggiata da Menahem Begin con il gruppo paramilitare dell’ Irgun cercò di prendere il potere interno e di spodestare i Laburisti di Ben Gurion, approfittando delle vicende belliche, ma Ben Gurion reagì senza esitazioni. Infatti quando Begin cercò di far sbarcare in Terra Santa la nave Altalena contenente un grosso carico di armi per l’Irgun, David ordinò alle truppe regolari di aprire il fuoco contro di essa. Circa 100 ebrei dell’ Irgun restarono uccisi dalle cannonate governative. Subito dopo aver disintegrato l’estrema destra Ben Gurion attaccò anche l’estrema sinistra ebraica e annichilò l’organizzazione paramilitare Palmah. Ben Gurion riuscì ad isolare ed eliminare dalla scena politica israeliana sia l’estrema destra che l’estrema sinistra. Alle elezioni del 25 gennaio 1949 il Partito di Ben Gurion (Mapai) ottenne circa il 36% dei voti, assicurandosi la maggioranza relativa con 46 seggi su 120. Il Presidente dello Stato d’Israele, Chaim Weizmann, affidò a Ben Gurion il compito di formare il governo, divenendone Primo Ministro e Ministro della Difesa.

1] Egitto, Siria, Libano, Iraq, Arabia Saudita e Yemen.

2] Afghanistan, Pakistan, Iran e Turchia.

3] Si capisce anche come l’Esercito israeliano, nell’aprile del 2018, abbia potuto sparare su una folla di Palestinesi che stavano protestando per l’espulsione dalle loro terre avvenuta 50 anno or sono ed abbiano ucciso di proposito circa 20 persone.

Fonte: https://doncurzionitoglia.wordpress.com/2018/04/13/david-ben-gurion-4/

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